Iamm a magnà .. ma purtatv e paparelle e i barbettun!

Data 4/12/2008 23:04:18 | Categoria: [ultimissime]

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Si chiama 'Felicissima Sera', è la taverna-museo intitolata a Mario Merola, cantante e attore della 'sceneggiata' napoletana morto due anni fa. Il ristorante, voluto dai figli del 'mito', si trova a Posillipo, a pochi passi da piazza Salvatore Di Giacomo.


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Casa Merola a Posillipo. A pochi passi da piazza Salvatore Di Giacomo nasce la taverna-museo “Felicissima sera”, intitolata al mito di Mario Merola, l’artista nato nel 1934 al Ponte della Maddalena e scomparso nel novembre di due anni fa.

Il progetto vede la regia di Roberto Merola e di Mimmo e Valentino Manna, con la collaborazione al design di Nadia Wanderlingh. Nel ristorante - che resterà aperto dal martedì al sabato per la cena e la domenica per il pranzo i commensali potranno gustare i menù “ tradizionali” ideati dallo chef Luca Esposito ma soprattutto il menù Merola: mulignane a pullastiello (una doppia melanzana imbottita); mezzanielli spezzati con pomodorini d’ ‘o piennolo; mussillo di baccalà, mela annurca cotto al forno e tiramisù.

I suoi piatti preferiti insomma. Forte dell’idea di aprire quanto prima una “filiale” nel quartiere Vucciria di Palermo e una a Brooklyn, la famiglia Merola ha allestito un vero e proprio palcoscenico in ricordo dello “Zappatore”. All’ingresso del locale di via Rocco Caldieri 6, un sipario in velluto introduce al mondo di Merola: in una teca sul pavimento ci sono il mantello, la canottiera e il cappello della storica sceneggiata tratta dalla omonima canzone di Libero Bovio.

In una vetrinetta sotto la cassa sono conservati l’ultimo assegno che ha emesso, il portapillole con l’incisione della “M”. Le bretelle, la cravatta blu e rossa, l’unico cellulare che abbia mai usato, l’orologio e, regine, le fiches per il poker e lo chemin de fer. C’è la lettera che Eduardo De Filippo gli scrisse il 29 ottobre 1976. Ci sono le fotografie con Diego Armando Maradona, Mike Bongiorno, Franco Franchi, Gigi D’Alessio, Ornella Muti e Johnny Dorelli.

Persino negli antibagni regna l’icona, con i ritratti che lo immortalano affianco a Vittorio Gassman e Adriano Celentano. Un pastore dell’artigiano Ferrigno che riproduce in 30 centimetri le sembianze del cantante, il primo scatto con la moglie Rosina. Un francobollo in sua memoria. Le bottiglie Priezze, con la faccia trasformata in un feticcio per il vino bianco e rosso grazie a un’i nvenzione di una cantina di Gaeta. Inoltre 2 grandi schermi dove scorreranno in loop, senza audio, le scene cruciali dei suoi lungometraggi.

Nelle 3 sale di “Felicissima sera” - la capienza è per 40 persone e non si farà mai musica dal vivo - piatti in porcellana con l’a utografo di Merola. Segnaposto con i numeri (un altro dei vizi del cantante era il gioco del lotto) in plexiglas, la vetrina con il testo del brano “Cient’anne” di Vincenzo D’Agostino e Gigi D’A lessio. Una fotografia che ritrae uno vicino all’altro i manifesti di Whitney Houston e Mario Merola, impegnati a distanza di pochi giorni nel medesimo casinò ad Atlantic City. Ancora, le locandine di alcuni dei 28 film interpretati dall’artista napoletano - da “I contrabbandieri di Santa Lucia” a “Giuramento”, da “Il mammasantissima” a “Chiamate Napoli 081” - le copertine originali dei dischi e i vinili dei suoi successi: l’esordio del 1962, “ Malufiglio”. Poi “’O criminale”, “’E figlie”, “Pusilleco addiruso”, “Freva ‘e gelusia”, “Carcerato”, “Viento ‘e camorra”, “’O primm’a ttore”, “Mammà addo stà?”, “Delinquente”, “’O masto”, “’A sciurara”, “’O guastafeste”, “’O clan d’ ‘e napulitane”, “Canzoni ‘nziste” e il classico “Zappatore”. Sotto gli archi, sono stati persino dipinti alcuni versi tratti dalle canzoni. Così per entrare nelle cucine basta incarnare il collo per leggere e canticchiare le strofe di “E’ bell’ ‘o magnà”.





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